3. La scelta del nome: da una sfilata mancata a un atto politico

Foto di Max TR, Abiti RiBelli durante la Seconda Edizione del Festino dello Sperone, 23 ottobre 2025

Prima di arrivare al nome “Abiti RiBelli”, c’è stato un momento prezioso, quasi intimo: il nostro brainstorming tra mamme dell’Arte di Crescere.

Un cerchio spontaneo, pieno di idee, immaginazioni, paure, risate e intuizioni improvvise.

Avevamo davanti l’appuntamento coi cento abiti bianchi, bellissimi e ingombranti, e cercavamo un modo per portarli dentro il cuore dello Sperone senza tradirne il senso.

La prima immagine che ci veniva naturale era quella di una sfilata.

Lo dicevamo ridendo, giocando, sognando:

– “Una passerella in strada, davanti alle case!”

– “Una sfilata sociale: Fascino Bianco allo Sperone!”

– “Oppure… Sperone Fashion!”

– “E perché no? Le Spose dello Sperone!”

Era un momento creativo, pieno di entusiasmo.

Ma sotto la superficie c’era qualcosa che ci tratteneva.

Qualcosa non tornava.

Perché il rischio era chiaro:

trasformare l’abito da sposa in un siparietto estetico, in una favola bianca che non apparteneva al quartiere — o peggio, che poteva rinforzare gli stessi stereotipi che volevamo scardinare.

Fu lì che intervenni.

Con una frase che arrivò netta, come una fessura di luce:

“Togliamo le spose.

Togliamo le sfilate.

Ribelliamoci a quella narrazione.”

Perché lo Sperone non aveva bisogno di un’altra favola.

Non aveva bisogno del mito del matrimonio come riscatto, come coronamento, come destino.

E nemmeno di un’altra estetizzazione della povertà, di una passerella che rischiasse di essere uno spettacolo per gli altri invece che un processo per il quartiere.

Aveva bisogno di una cosa sola: verità.

Bellezza che non copre, ma rivela.

Bellezza che non mette in scena, ma dona libertà. 

Fu in quel momento che nacque il nome:

Abiti RiBelli

Un nome che ha dentro tutto quello che stavamo cercando.

E tutto quello che volevamo lasciare indietro.

Foto di Max TR, Abiti RiBelli durante la Seconda Edizione del Festino dello Sperone, 23 ottobre 2025

Abiti: il doppio significato

“Abiti” come vestiti, certo:

gli abiti da sposa nuovi, donati da un atelier che ha scelto l’anonimato e che noi ci siamo impegnate a non usare per fini commerciali, simbolo di storie personali, di momenti unici, di promesse e cambiamenti.

Ma “Abiti” anche come verbo:

abitare, prendersi cura, vivere, trasformare un luogo con la propria presenza.

È l’invito a non passare, ma restare.

Non guardare da fuori, ma abitare con responsabilità.

RiBelli: ribelli e più belli

“RiBelli” è una parola che custodisce una rivoluzione gentile:

Ri-Belli perché ridanno bellezza, rigenerano, restituiscono, liberano dal chiuso di un armadio per farla diventare bene comune.

Ri-Belli perché si ribellano all’idea che la periferia sia un destino. Si ribellano all’indifferenza, al degrado, alla marginalizzazione.

Ri-Belli perché trasformano un simbolo intimo e femminile in un gesto pubblico e collettivo.

Ri-Belli perché chi li tocca, li reinventa, li racconta, diventa parte del cambiamento. Chi li indossa o li reinventa compie un atto di libertà e di partecipazione. 

Non dovevamo più mettere in scena una sfilata.

Dovevamo mettere in scena un territorio.

Le sue ferite.

Le sue voci.

Le sue possibilità.

E così è stato.

“Abiti RiBelli” è diventato il nome che cercavamo senza saperlo:

un ponte tra arte e comunità, tra cura e coraggio, tra bianco e ribellione.

Un nome che non veste, ma rivela.

Un nome che non celebra il matrimonio, ma la trasformazione.

Un nome che, da quel giorno, ha cominciato ad abitare lo Sperone.

Questo è il terzo episodio: racconta come il nome “Abiti RiBelli” sia un invito a rivestire la città di nuova bellezza, a ribellarsi con dolcezza e creatività, a indossare il cambiamento.

Il contenuto che stai leggendo fa parte del progetto Abiti RiBelli, iniziativa solidale dell’associazione L’Arte di Crescere ODV che valorizza oltre 100 abiti da sposa per finanziare la prima area fitness pubblica e gratuita del quartiere Sperone a Palermo.

Puoi contribuire:
👉 – partecipando all’asta online degli abiti da sposa, attiva dal 6 dicembre al 6 gennaio,
👉 – partecipando allo spettacolo teatrale al Teatro Biondo, il 23 dicembre alle 19:00

👉 con un libero contributo

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