La seconda edizione del Festino dello Sperone: quando Rosalia approda dal mare e Aura la accoglie

Per raccontare cosa è successo, ci affidiamo alle parole di Daniela Thomas, che meglio di chiunque ha colto il senso profondo di questa rinascita:

“Questa volta Rosalia non discende da un altare, ma approda dal mare. Lo stesso mare che da secoli Palermo guarda e spesso dimentica, lo stesso mare che separa e unisce. A chiamarla non è la Chiesa, ma la scuola: un gruppo di bambini e insegnanti dello Sperone, uno dei quartieri più difficili e vitali della città.”

 “È un gesto simbolico, ma potente. Perché qui la santità non è più un privilegio riservato ai devoti, ma diventa un atto civile, un rito laico condiviso.”

“La Santuzza arriva su un gommone, tra il blu del cielo e quello dell’acqua, accompagnata dai canti dei piccoli che la accolgono come si accoglie un’amica che torna da lontano, una come loro, in fuga da ciò che non voleva e ora torna a casa ritemprata, nuova.”

 “È la scuola, oggi, a restituire alla città la sua dimensione più alta: quella di comunità.”

“Laddove un tempo la devozione era distanza e preghiera, ora è partecipazione e progetto. L’educazione diventa il nuovo linguaggio del sacro: una forma di cura collettiva, di fiducia nel futuro.”

“Così, nello Sperone, il Festino non celebra soltanto una patrona, ma una possibilità: quella di rinascere dal basso, di credere che l’inclusione, la cultura, la bellezza condivisa siano gli strumenti per ricomporre un tessuto urbano e umano troppo a lungo lacerato.”

“Non si scappa più: in questa Rosalia che viaggia sul mare, dello stesso colore del cielo, c’è l’immagine di una Palermo che torna a specchiarsi nella sua parte più fragile. E che forse, proprio lì, ritrova la propria speranza, la propria energia.”

E gli Abiti RiBelli?

Dentro questo quadro, i nostri cento abiti hanno trovato la loro vocazione.

La piccola Aurora, interpretando Aura ha atteso Rosalia e l’ha dolcemente guidata verso il suo carro, verso la sua casa.

Gli abiti, non erano più vestiti da cerimonia.

Erano simboli.

Frammenti di possibilità.

Tracce bianche dentro un quartiere che da anni chiede luce.

La bellezza, qui, non è un lusso.

È una forma di resistenza.

Un linguaggio politico.

Un modo di riprendersi ciò che è stato negato: lo spazio pubblico, la cura della città, il diritto di essere visti.

Abiti RiBelli nasce proprio da questo:

dal desiderio di trasformare un dono inatteso in un atto collettivo,

una tessitura di diritti, arte e partecipazione,

un filo bianco che cuce insieme ciò che Palermo per troppo tempo ha lasciato scucito.

E Aura ci rappresenta tutte e tutti

Foto di Biagio Salerno, seconda edizione del Festino dello Sperone, 23 ottobre 2025

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